L’evoluzione è un processo molto lento e legato a diversi fattori, ma soprattutto molto lento. Un’ennesima conferma l’abbiamo dallo studio dei serpenti marini. Alcuni scienziati hanno scoperto che l’adattamento della vista subacquea dei serpenti marini è frutto di 15 milioni di anni di piccoli passi che ora permettono alla specie di cacciare senza problemi in acque più o meno profonde.
Nello specifico, l’evoluzione ha influenzato dei geni che servono a produrre un particolare pigmento presente degli occhi il quale ha il merito del sopracitato superpotere. Il punto principale della visione sotto l’acqua non è tanto nel fastidio che essa provoca, ma piuttosto da come la luce interagisce diversamente.
L’evoluzione dei serpenti marini
La dichiarazione di uno degli autori, il professore di biologia animale presso l’Università di Plymouth, Bruno Simões: “Nel mondo naturale, le specie devono ovviamente adattarsi quando l’ambiente circostante cambia. Il ritmo di diversificazione tra i serpenti marini, rispetto ai loro parenti terrestri e anfibi, è forse una dimostrazione dell’ambiente immensamente difficile in cui vivono e la necessità per loro di continuare ad adattarsi per sopravvivere. Il nostro studio mostra anche che la visione dei serpenti e dei mammiferi si è evoluta in modo molto diverso nel passaggio dalla terra al mare.”
Lo studio si è concentrato principalmente studiando come la luce andava a interagire con il gene dell’opsina, quello che causa la produzione del pigmento speciale. Il risultato è che i serpenti marini si comportano in modo unico rispetto ai parenti di terra, parenti da cui si sono separati circa 15 milioni di anni fa.