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L’emergenza globale legata al coronavirus richiede misure drastiche e ogni governo va avanti come crede. Cercano di seguire delle linee guida già percorse dagli altri paesi e in più provano anche qualche soluzione nuova. È il caso degli Stati Uniti che hanno deciso anche di fare qualcosa di particolare, aprire i rifugi antiatomici, una mossa in realtà ripetuta anche da Israele, storico alleato.

Il più importante dei siti in questione riaperto negli Stati Uniti è il Cheyenne Mountain Complex, una struttura realizzata a 600 metri di profondità dentro del solido granito negli anni ’60. Sono stati dispiegati anche i militari che dovrebbero gestire e garantire la sicurezza di questi luoghi impenetrabili, ma non è chiaro cosa dovrebbe succedere all’interno dei bunker.

 

Gli Stati Uniti e il coronavirus

Qual è lo scopo dietro tutto questo? Apparentemente ha a che fare proprio con la paura di un eventuale attacco da parte del nemico. La riapertura di siti come questo hanno il solo scopo di fare da deterrente. Si tratta di mostrare i muscoli ad ogni eventuale nemico mostrando che nonostante il coronavirus stia colpendo duramente gli Stati Uniti, loro sono pronti a difendersi.

Una mossa al quanto particolare che fa discutere proprio in vista di quello che sta succedendo dentro i confini nazionali. È stata fatta passare come una notizia clamorosa il fatto che sono stati dispiegati 1.000 soldati a New York, una città ormai sotto assedio dal coronavirus, ma intanto altri soldati vengono usati per attività come queste che hanno ben poco con la guerra contro il contagio.