A dare per buoni i dati degli altri paesi, ma soprattutto quelli della Cina, ci si aspettava un tasso di mortalità molto più basso rispetto a quello che stiamo registrando in Italia allo stato attuale delle cose. Le motivazioni dietro a questa alta mortalità sono diverse. La percentuali di anziani, l’aspetto culturale della popolazione, le abitudine come il fumare e apparentemente anche l’inquinamento.
Finora abbiamo visto come la quarantena abbia di fatto abbattuto i livelli di inquinamento in tutto il Nord Italia, ma è proprio l’inquinamento che sembra avere un’incidenza pesante sulle vittime finora registrate. Il collegamento in realtà risulta abbastanza logico. Gli inquinanti presenti nell’aria sono un veleno per l’apparato respiratorio.
Continuare a respirare certe sostanze mette a dura prova i polmoni, anche se magari non ce ne accorgiamo. Così come il fumo può favorire la comparsa di sintomi più gravi, l’aria inquinata può avere messo molte persone in una condizione di maggior rischio rispetto che ad altre parti d’Italia.
Coronavirus e inquinamento
Le parole di Antonio Marfella, dirigente medico presso l’Istituto Nazionale Tumori IRCCS: “La correlazione tra attività antropiche e diffusione dei virus è sempre più evidente. E non è un caso se le aree di maggiore diffusione del Covid-19 sono le stesse dove si verificano più casi di patologie oncologiche. Bergamo, e soprattutto Brescia, hanno i numeri più alti di bambini malati di cancro. Inoltre, a causa della tolleranza indotta, vale a dire al fatto che mediamente le persone hanno già un certo grado di infiammazione polmonare, non è stato possibile accorgersi subito dell’espansione. I sintomi lievi non sono stati notati. E questo ha provocato una diffusione maggiore, perché gli asintomatici hanno potuto circolare e infettare altri.”