1917 - schofield e blake

1917 è il film bellico del regista inglese Premio Oscar Sam Mendes (American Beauty, Skyfall). Uscito solo lo scorso 23 gennaio, è già un successo per critica e botteghino. Magistralmente realizzato dal punto di vista tecnico, macina premi su premi: candidato agli Oscar in ben dieci categorie, questa notte ha portato a casa il premio per il miglior film della Directors Guild of America, ossia il sindacato dei registi, divenendo il concorrente da battere alla notte degli Academy.

 

Una trama troppo semplice, sublimata da una tecnica magistrale

A tre anni da Dunkirk di Christopher Nolan, ai Premi Oscar torna prepotentemente un film di guerra a concorrere nelle categorie più ambite. 1917 del regista Sam Mendes ha ricevuto ben dieci candidature, secondo solo al Joker di Todd Phillips. Questo film bellico rappresenta un esempio magistrale di tecnica: una trama lineare e semplice, formata da pochi personaggi importanti.

Durante la prima guerra mondiale, i due giovani inglesi William Schofield (George MacKay) e Tom Blake (Dean Charles Chapman), stanziati a nord della Francia, sono convocati dal generale Erinmore per una missione tanto pericolosa quanto delicata: consegnare un dispaccio al colonnello Mackanzie su un attacco a sorpresa previsto per l’indomani dell’esercito tedesco, ritiratosi oltre la Linea Hindenburg. Tra i 1600 commilitoni in pericolo, c’è anche il fratello maggiore di Blake: i due cominciano una solitaria corsa contro il tempo, muovendosi in territorio nemico.

sam mendes 1917

 

L’illusione di un unico ciak per uno straziante coinvolgimento

Una trama forse anche troppo semplice che se girata in modo convenzionale, avrebbe perso gran parte del suo straziante coinvolgimento. Sam Mendes gli dona epicità grazie all’uso perfetto dei piani sequenza. Si tratta una lunga ripresa senza alcuno stacco di inquadratura.

Non è il primo regista ad usarla ma porta questa tecnica a un livello molto alto, anche se occorre ricordare che con il digitale tutto è possibile. Realizza un film lungo due ore che sembra fatto interamente con tre piani sequenza, i cui stacchi coincidono con esplosioni e buio, espedienti per portare avanti la narrazione e il tempo.

Sembra quasi ripreso in un unico ciak, in cui si possono intuire dedizione e preparazione maniacale da parte di tutti, attori e tecnici: quasi una preparazione teatrale, ma il palcoscenico sono gli spazi sconfinati della campagna inglese dove buona parte del film è stato girato. Sono serviti 6 mesi di prove e 65 giorni per riprendere svariati piani sequenza – l’inquadratura più lunga non supera i nove minuti – unite successivamente in postproduzione dal maestro della fotografia Roger Deakins, già collaboratore di Mendes.

 

Un film da non perdere, anche per i non amanti del genere

La grandezza e la perfezione tecnica è nel trasformare un film dalla trama non proprio avvincente in un capolavoro. Infatti, l’immersione dello spettatore è totale, perché segue i due giovani soldati letteralmente passo dopo passo nella loro missione e negli ostacoli lungo il loro cammino. È un viaggio straziante contro il tempo per poter evitare un massacro: non mancano spunti di riflessione sulla pietà e sulla crudeltà di cui solo l’uomo può essere in grado.

Per gli appassionati di film bellici, è la pellicola da non perdere ma può essere apprezzata anche dai non amanti del genere. Chi può trovarla interessante è senza dubbio chi predilige i film basati o liberamente ispirati da storie vere: la trama prende ispirazione dai racconti del nonno del regista, che aveva combattuto nella Prima Guerra Mondiale ed era stato lui stesso messaggero nel fronte occidentale.