Si chiama voglia di viaggiare, ma ci sono molti che non prendono alla leggera questa espressione dal momento che può rappresentare un intero mondo di valori. Tuttavia, non sappiamo da dove provenga questo impulso di viaggio.
L’etimologia di quella che noi chiamiamo voglia di viaggiare ci porta alla lingua tedesca. Wandern significa “vagare”, mentre lust la traduciamo come “passione”. Ciò derivera nel termine anglosassone voglia di viaggiare o passione per i viaggi.
In alcuni di noi, questa fiamma cresce all’interno del corpo e non c’è modo di estinguerla. Siamo anime irrequiete che pensano sempre a dove andare, quando sarà il prossimo viaggio, quali nuovi posti conoscere e quali avventure trovare lungo il cammino. Ma non tutti condividono questa passione per conoscere il mondo. Perché ad alcune persone piace viaggiare così tanto e altri lo odiano (sul serio, esistono)? È qualcosa di psicologico? Si può ricondurre alla genetica?
Hai la sindrome di wandernlust:
– Se entro la fine di dicembre hai già individuato tutti i ponti che ci saranno il prossimo anno e inizi a considerare possibili viaggi;
– Se vai in aeroporto a prendere qualcuno e hai la strana sensazione di non poter prendere un aereo in quel momento;
– Se hai trovato un’offerta last minute e il giorno successivo decidi di viaggiare. Quasi senza pianificarlo
– Se decidi di fuggire una notte per passeggiare in una città europea e tornare la mattina dopo puntuale al tuo lavoro.
E’ tutta questione di geni
Ti chiederai da dove viene questo spirito vagabondo e la risposta potrebbe essere profonda, dentro di te. Alcuni ricercatori sostengono che esiste il gene della voglia di viaggiare, un derivato del gene DRD4 che potrebbe essere collegato ai livelli di dopamina nel cervello delle persone; mentre altri esperti sostengono che si tratta piuttosto di un fenomeno psicologico.
Il gene DRD4 contiene le istruzioni per costruire i recettori della dopamina. Possiamo considerare che la dopamina è la sostanza chimica responsabile del piacere del cervello. Questo gene potrebbe essere nascosto nel cromosoma 11 e può definire la predisposizione di una persona a viaggiare.
La dopamina si attiva facilmente nei nostri corpi attraverso quelle che sono conosciute come “ricompense naturali“. Elementi come cibo, interazioni sociali e umorismo possono attivare i nostri livelli di dopamina. Apparentemente, quelle persone che nascondono un gene DRD4 sono le più impulsive, estroverse e irrequiete. Sono coloro che amano viaggiare, non hanno paura di correre rischi e sono estreme.
In effetti, il gene della voglia di viaggiare avrebbe potuto essere la causa delle prime migrazioni nella storia. “Uno studio su 39 diverse popolazioni in tutto il mondo mostra che le persone con un gene DRD4 più pronunciato tendono a migrare. Le popolazioni sudamericane, nordamericane ed europee hanno mostrato una maggiore tendenza alla migrazione, a differenza delle popolazioni cinese e giapponese”, assicurano gli esperti.
Altri esperti ammettono che si tratta di un problema complicato e che dovremmo studiarlo piuttosto come un elemento psicologico. “È difficile collegare la personalità di un individuo a un gene. Prendi l’esempio dei pittori: sono nati con un gene che li rende artisti naturali o sono semplicemente persone che hanno imparato dagli elementi che li circondano?”, spiegano. “La condizione umana è complessa” e ci sono dozzine di elementi sociali, culturali, biologici e fisiologici che svolgono un ruolo importante. Pertanto, secondo questo punto di vista, è più facile parlare di voglia di viaggiare che di un gene stesso.
Che si tratti di un gene o di un fenomeno psicologico, ciò che è certo è che viaggiare fa bene alla mente. Apre le porte della conoscenza e delle nuove culture, mantiene attivo il cervello, migliora l’orientamento e le capacità di comunicare con persone che non parlano la nostra lingua. Viaggiare non è solo esplorare nuove città, ma implica anche raggiungere siti in incognito, scarsamente popolati. Viaggiare è intraprendere avventure e sfide che non avresti mai proposto, come il salto con il paracadute in una città sconosciuta o l’immersione per barriere coralline uniche al mondo. Viaggiare porta i nostri limiti verso luoghi inimmaginabili.