
Tra i simboli più affascinanti e ricorrenti dell’antico Egitto, l’Occhio di Horus occupa un posto d’onore. Con la sua forma inconfondibile, simile a un occhio umano stilizzato, arricchito da linee curve e simboliche, è stato a lungo considerato un talismano di protezione, salute e potere spirituale. Non è un caso che sia spesso presente nei corredi funerari e all’interno delle tombe dei defunti, custodito con riverenza accanto ai faraoni e ai nobili.
L’origine dell’Occhio di Horus affonda le radici nella mitologia egizia. Horus, il dio falco del cielo, figlio di Iside e Osiride, perse un occhio durante un epico scontro con Seth, il dio del caos e del deserto, che aveva assassinato suo padre. L’occhio fu poi guarito e restituito da Thot, il dio della saggezza e della scrittura. Da quel momento, divenne simbolo di guarigione, integrità e restaurazione dell’ordine cosmico.
Occhio di Horus: il simbolo egizio che proteggeva i defunti nell’aldilà
Il termine egiziano originale per l’Occhio di Horus è “Wedjat”, che significa “completo” o “sano”. Questo significato profondo lo ha reso un simbolo potente per i vivi, ma soprattutto per i defunti, che nell’aldilà necessitavano di protezione spirituale, salute eterna e rigenerazione. L’Occhio di Horus veniva quindi usato come amuleto funebre per assicurare un passaggio sicuro e protetto verso l’oltretomba.
Nelle sepolture, l’Occhio di Horus era inciso su sarcofagi, dipinto sulle pareti tombali, oppure incluso sotto forma di amuleto tra le bende delle mummie. Si pensava che questo occhio potesse “vedere” il male e respingerlo, fungendo da guardiano magico contro le forze oscure che minacciavano l’anima nel suo viaggio ultraterreno.
La simbologia legata all’Occhio di Horus era anche connessa a concetti matematici e cosmologici. Ogni parte dell’occhio rappresentava una frazione (come 1/2, 1/4, 1/8, ecc.), creando un’interessante connessione con il concetto di completezza. Per gli Egizi, questo rappresentava l’armonia dell’universo e il ciclo della vita e della morte.
Una finestra sul mondo interiore e religioso di una civiltà
Oltre all’ambito funerario, l’Occhio di Horus era portato come amuleto anche in vita, da faraoni e cittadini comuni, per proteggere la salute, garantire la fertilità e scongiurare gli infortuni. Era inciso su anelli, collane, papiri e persino sulle navi, a dimostrazione della sua onnipresente funzione protettiva nella società egizia.
Col passare dei secoli, il simbolo ha mantenuto intatto il suo fascino. È stato reinterpretato in epoche successive, influenzando simbolismi esoterici, massonici e persino culture pop contemporanee. Ma il suo cuore rimane profondamente radicato nella spiritualità e nella visione dell’universo degli antichi Egizi.
L’Occhio di Horus, quindi, non è soltanto un elemento decorativo o un misterioso simbolo archeologico. È una finestra sul mondo interiore e religioso di una civiltà che cercava di comprendere e controllare le forze invisibili del cosmo, proteggendo i propri cari nel viaggio più importante: quello verso l’eternità.
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