Margherita Cucco, già nota per la sua solida produzione di romanzi storici e noir dallo stile inconfondibile, torna in libreria con La canzone del diavolo, un’opera che sorprende per la profondità psicologica e la tensione narrativa con cui affronta uno dei periodi più bui del Novecento. Pubblicato da Robin Edizioni, il romanzo conferma la maturità autoriale dell’ex insegnante e scrittrice piemontese, che da anni si distingue per la capacità di fondere accuratezza storica e introspezione narrativa.

 

Un protagonista sospeso tra luce e ombra

Il cuore del romanzo è Werner Heinemann, ventenne tedesco confuso e inquieto, figlio di una famiglia borghese che lo ama senza comprenderlo davvero. Viziato dalla madre, ignorato dal padre, Werner è l’archetipo dell’adolescente in cerca di sé. Quando la crisi personale e sentimentale lo travolge, si aggrappa all’unica certezza che la Germania del tempo sa offrire: l’apparato militare del regime nazista.

L’arruolamento nelle SS combattenti segna l’inizio di una discesa — o forse di un’ascesa, a seconda dei punti di vista — in un mondo dove la coscienza sarà costantemente messa alla prova. Le gesta eroiche si mischiano agli orrori e agli abissi dell’animo umano, in una narrazione che mai giudica, ma osserva con sguardo lucido e partecipe.

Il peso della storia e il cammino interiore

La Cucco racconta la guerra non tanto come fatto storico, ma come esperienza interiore, come occasione — spesso dolorosa e drammatica — di evoluzione personale. Werner non è un eroe, né un semplice carnefice: è un ragazzo in balia del proprio tempo, delle proprie fragilità, delle aspettative familiari e sociali.

Nel suo percorso si avvertono le sfumature di un Bildungsroman moderno e disilluso, in cui il prezzo della maturazione è altissimo. L’autrice descrive con grande abilità il conflitto tra senso del dovere e voce della coscienza, fino al momento cruciale della resa di Berlino ai sovietici nel maggio 1945, quando Werner dovrà fare i conti con tutto ciò che è stato — e con ciò che è diventato.

Una scrittura essenziale e densa di significati

Lo stile di Margherita Cucco, asciutto ma evocativo, riesce a rendere vivi i dettagli della quotidianità bellica e a scavare nel profondo dell’animo umano. La sua formazione umanistica si riflette in una prosa attenta ai riferimenti culturali e al contesto storico, senza mai risultare pedante.

La canzone del diavolo è un titolo che evoca già nel suo nome il contrasto tra armonia e dannazione, e il romanzo non tradisce questa promessa: la musica interiore che guida Werner è a tratti dolce, a tratti stridente, ma sempre sincera.

Un’opera matura per lettori consapevoli

Con questo romanzo, Cucco si rivolge a un pubblico che cerca nella narrativa non solo una storia avvincente, ma anche una riflessione profonda sull’identità, la colpa, il perdono e la libertà. È un libro che invita alla comprensione senza indulgere nella giustificazione, che guarda all’essere umano nella sua complessità, specialmente quando è costretto a scegliere in un contesto che non lascia alternative semplici.

La canzone del diavolo è un romanzo storico intenso e toccante, capace di lasciare il segno. Per chi ama i romanzi di formazione con sfondo bellico, ma anche per chi cerca nella letteratura uno specchio in cui interrogare il presente attraverso il passato.

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