
Uno studio condotto dai ricercatori del MIT ha rivelato che lingue artificiali, come il Klingon di “Star Trek”, il Na’vi di “Avatar”, il Dothraki di “Game of Thrones” e l’Esperanto, attivano le stesse aree del cervello che vengono stimolate quando si ascoltano lingue naturali, come l’inglese o il mandarino.
Il Cervello e le Lingue: Un Sistema Universale
Il cervello umano ha sviluppato una rete complessa di regioni specializzate nell’elaborazione del linguaggio. Questo sistema si attiva ogni volta che ascoltiamo la nostra lingua madre o una lingua in cui abbiamo una buona competenza. Lo studio del MIT ha scoperto che, anche quando i partecipanti ascoltavano lingue artificiali, si attivavano le stesse aree cerebrali.
Evelina Fedorenko, professoressa associata di neuroscienze al MIT, e autrice principale dello studio, ha affermato che le lingue artificiali, come quelle create per film e serie TV, reclutano lo stesso sistema cerebrale delle lingue naturali. Questo suggerisce che la caratteristica principale che attiva questa rete cerebrale potrebbe essere legata ai significati che entrambe le categorie di lingue sono in grado di esprimere.
Lingue Artificiali: Una Nuova Definizione
Le lingue costruite (o conlang), come l’Esperanto, sono create da individui per scopi specifici, senza l’evoluzione naturale tipica delle lingue naturali. Nonostante ciò, queste lingue sembrano avere un impatto simile sul cervello. I ricercatori hanno studiato come il cervello reagisce a queste lingue durante esperimenti con risonanza magnetica funzionale (fMRI), analizzando come i partecipanti, parlanti di lingue artificiali, rispondono a frasi nella loro lingua inventata.
Lo studio ha coinvolto parlanti di esperanto, klingon, Na’vi, e altre lingue da serie TV come il Dothraki e l’Alto Valyriano. I risultati sono stati sorprendenti: quando i partecipanti ascoltavano queste lingue, le stesse aree cerebrali che si attivano durante l’elaborazione delle lingue naturali si sono attivate anche in questi casi.
Cosa Rende una Lingua un “Linguaggio”?
Questi risultati contribuiscono a ridefinire cosa significa essere una lingua. Secondo Saima Malik-Moraleda, ricercatrice del MIT, ciò che sembra essere fondamentale per l’attivazione del sistema cerebrale non è la storia evolutiva di una lingua o il numero di parlanti, ma la sua capacità di trasmettere significati, sia sul mondo esterno che sullo stato interiore del parlante.
A differenza dei linguaggi di programmazione, che non attivano la rete cerebrale per l’elaborazione del linguaggio, le lingue costruite e naturali condividono questa capacità di esprimere significati legati al mondo tangibile e alle emozioni. Questo è ciò che le rende simili agli occhi del cervello, nonostante le lingue artificiali siano state create intenzionalmente e non evolute nel tempo.
Un Nuovo Orizzonte sul Linguaggio
Lo studio del MIT suggerisce che le lingue non devono evolversi naturalmente per attivare le stesse aree cerebrali di quelle che sono state parlate per secoli. Le lingue costruite e le lingue naturali condividono strutture cognitive comuni che aiutano a definire la nostra comprensione del linguaggio stesso. Il prossimo passo per i ricercatori sarà esplorare come il cervello risponde a linguaggi progettati per ridurre ambiguità, come il Lojban, per comprendere meglio le specificità del linguaggio umano.