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Foto di Leon Ephraïm su Unsplash

L’influenza aviaria, come quella normale, è un qualcosa di ciclico. Quest’ultima ondata sta preoccupando molto, soprattutto negli Stati Uniti, per il balzo che il virus ha fatto dagli uccelli ai bovini e apparentemente anche all’uomo. Questi passaggi, ancora più importante il primo, sono oggetto di attenzioni particolari visto che le implicazioni. Il passaggio a un mammifero del genere aprono le porte a future pandemia pericolose. Un nuovo studio ha quindi cercato di capire il meccanismo.

Le mucche colpite dall’influenza aviaria. Subito si è notato come l’apparato respiratorio delle mucche, e anche le mammelle stesse, presentano recettori sfruttabili da moltissimi patogeni influenzali in circolazione. Questo implica di fatto che i bovini negli allevamenti intesivi possono fare da apri pista per numerosi virus verso l’uomo, virus che muterebbero avendo incontrato cellule di mammifero.

 

Perché le mucche e l’influenza aviaria sono una pessima combinazione

Al momento l’influenza aviaria non è un pericolo di salute diretto per le mucche in quanto sembra causare più che altro una diminuzione della produzione di latte, aspetto spiegato proprio dai recettori trovati. Nonostante questa scoperta, comunque non si sa come il virus in questione si sia riuscito ad evolvere dai volatili per arrivare a quest’altra specie. Se questo è un segnale di allarme però, l’allarme che viene dato fuori dalla comunità scientifica sui contagi umani che ne sono conseguiti, ben pochi, è basso.

Come detto però, la scoperta di questi recettori è il segnale più preoccupante. Gli allevamenti intesivi sono riconosciuti come un problema globale per la nascita di pandemie, ma finora le mucche non sono state viste come una sorta di vettore. Gli scenari però stanno cambiando abbastanza in fretta.