Il cervello umano, sebbene straordinariamente complesso, può mostrare segni di imperfezione quando si tratta di ricordare specifiche situazioni quotidiane. Da domande come “Abbiamo spento i fornelli prima di uscire di casa?” a dubbi su se abbiamo spento le luci dell’auto, le sfide quotidiane possono mettere alla prova la nostra memoria. Ma cosa succede quando la memoria inizia a scivolare via a causa di condizioni come l’Alzheimer, ictus o lesioni cerebrali traumatiche?
Recentemente, un gruppo di neuroscienziati provenienti dalla Wake Forest University (WFU) e dalla University of Southern California (USC) ha presentato una scoperta rivoluzionaria nel campo della neurostimolazione. Hanno sviluppato un prototipo di protesi neurale capace di “hackerare” i percorsi della memoria nel cervello umano attraverso un sistema proteico avanzato.
La tecnica si basa sulla stimolazione elettrica e magnetica del cervello, offrendo la possibilità di “fulminare” il cervello e navigare attraverso i ricordi lontani. Brent Roeder, l’autore principale dello studio pubblicato su Frontiers in Computational Neuroscience, spiega che questa innovativa tecnica di neurostimolazione non solo migliora la memoria ma è anche in grado di recuperare informazioni specifiche.
I ricercatori hanno condotto esperimenti su pazienti affetti da epilessia, impiantando elettrodi nel cervello per individuare l’epicentro delle crisi. Nel 2018, il gruppo ha testato impianti neuronali che hanno “scritto il codice” delle informazioni dall’ippocampo, il luogo cerebrale dove sono archiviati i ricordi. Utilizzando questi codici, hanno sviluppato un modello informatico per osservare l’attività cerebrale e scoprire modelli associati ai ricordi di immagini specifiche.
I risultati preliminari sono entusiasmanti, mostrando un aumento del 38% nella capacità di abbinare immagini quando entrambi gli emisferi del cervello sono stati stimolati nei partecipanti con problemi di memoria. Questa tecnologia potrebbe diventare una soluzione per ripristinare la memoria persa in condizioni come Alzheimer, ictus e lesioni cerebrali traumatiche.
Tuttavia, nonostante i progressi, ci sono sfide da affrontare, come la definizione di “codici statici” per singoli ricordi e la comprensione delle variazioni individuali nella percezione delle immagini. Nonostante ciò, i ricercatori sono determinati a continuare a sviluppare questa protesi neurale per rendere accessibile la memoria persa e offrire speranza a coloro che ne hanno bisogno. La strada è ancora lunga, ma la promessa di cambiare in modo significativo il modo in cui affrontiamo la perdita di memoria è ora più concreta che mai.