vigneti
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Gli antichi romani, grandi estimatori del vino, non solo erano maestri nella produzione di questa bevanda, ma sembra che abbiano anche sviluppato un metodo ecologicamente sostenibile per coltivare l’uva che potrebbe rivelarsi un alleato nella lotta contro il cambiamento climatico.

Lo scienziato Dimitri Van Limbergen dell’Università di Gand ha esaminato i metodi di coltivazione dell’uva degli antichi romani e ha scoperto che il loro approccio era non solo più efficiente rispetto ai metodi moderni, ma anche più ecologico.

L’antica pratica romana, nota come “arbustum”, coinvolgeva il collegamento dei rami delle viti agli alberi presenti nelle piantagioni di cereali e ortaggi. Questo approccio, oggi chiamato agroforestazione, consiste nella coltivazione di colture insieme ad alberi e altre piante per massimizzare la produzione e minimizzare l’impatto ambientale.

I romani coltivavano l’uva da alberi ad alto fusto, raccogliendo i frutti con lunghe scale. Questo metodo non solo si rivelò efficiente nella produzione di uva, ma portò anche a numerosi benefici ecologici. Gli alberi utilizzati erano principalmente pioppi, olmi, salici, aceri e frassini, che crescono bene nelle regioni umide e contribuiscono al drenaggio del terreno. Le radici di questi alberi aiutavano a mantenere le viti sane, lontane dai rischi di funghi e malattie.

Un aspetto interessante della pratica dell’arbustum era la scelta di terreni bassi e pianeggianti, tipici della penisola italiana. Questo favoriva la centuria, un processo romano di divisione della terra in una griglia. Il sistema riusciva a evitare malattie e pestilenze causate dal caldo, come dimostrato da moderni esperimenti in Francia.

Gli alberi impiegati nel metodo dell’arbustum, crescendo in altezza, massimizzavano l’impatto del sole e bilanciavano l’ombra del fogliame con l’esposizione al sole. Ciò ha migliorato il microclima nelle piantagioni, riducendo l’incidenza delle gelate invernali e proteggendo dai forti venti.

L’agroforestazione, come praticata dagli antichi romani, emerge quindi come un modello sostenibile che può offrire benefici significativi nella mitigazione degli effetti del cambiamento climatico. In un’epoca in cui la comunità internazionale cerca soluzioni per affrontare le sfide climatiche, il contributo degli antichi romani potrebbe essere una fonte di ispirazione per pratiche agricole più sostenibili.