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Il richiamo irresistibile dei cibi ricchi di grassi come il gelato e la pizza è una tentazione che spesso sfidiamo, anche a nostro rischio e pericolo. Ma perché siamo così attratti da cibi che possono far male alla nostra salute? La risposta potrebbe risiedere nel nostro cervello, in una complessa danza neuroscientifica.

Una ricerca recente, pubblicata sul Journal of Neuroscience, getta luce su questa affascinante connessione tra il cervello e la nostra predilezione per i cibi grassi. Si è scoperto che non solo percepiamo la consistenza morbida dei cibi grassi, ma il nostro cervello utilizza queste informazioni per giudicare quanto siamo attratti da un determinato alimento, influenzando così le nostre scelte alimentari.

Per giungere a questa conclusione, i ricercatori hanno preparato una serie di frullati con diverse proporzioni di grassi e zuccheri. Hanno misurato la scorrevolezza di ciascun frullato utilizzando lingue di maiale, creando così un indice oggettivo della consistenza. In seguito, 22 partecipanti hanno assaggiato i frullati e hanno partecipato a un’asta virtuale, offrendo quanto sarebbero disposti a pagare per un bicchiere pieno. Le scansioni cerebrali hanno rivelato che i modelli di attività nella corteccia orbitofrontale (OFC), una regione coinvolta nelle reazioni alle ricompense, erano correlati alla consistenza dei frullati. In sostanza, la “sensazione in bocca” sembrava influenzare il valore che assegnavamo al cibo.

Per confermare queste scoperte, i partecipanti sono stati successivamente invitati a un pasto gratuito a base di curry, con varianti a diverso contenuto di grassi. I ricercatori hanno osservato quanto ciascun partecipante consumasse dei piatti di curry, senza che loro ne fossero a conoscenza. Sorprendentemente, quelli il cui OFC era più sensibile alla consistenza grassa avevano maggiori probabilità di consumare porzioni più abbondanti di curry ad alto contenuto di grassi.

Questo studio dimostra che il cervello ha un ruolo fondamentale nella nostra percezione e scelta dei cibi. Queste scoperte potrebbero aprire nuove prospettive per la formulazione di alimenti a basso contenuto calorico e per la comprensione dei meccanismi neurali che contribuiscono all’eccesso di cibo. In definitiva, il nostro cervello aggiunge una dimensione intrigante all’esperienza alimentare, guidando le nostre preferenze e il nostro comportamento alimentare in modi complessi e spesso inaspettati.