bambù nero fioritura
Ph. Credit: Wikipedia

Dopo ben 120 anni, in Giappone arriva la fioritura del bambù nero. Ma questo evento di per se così straordinario che si verifica così di rado, rischia di mettere in seria difficoltà le popolazioni e l’ambiente locale.

 

Il bambù nero e la sua strana fioritura

Il bambù nero (Phyllostachys nigra var. henonis) è infatti una specie molto particolare, famosa per le sue straordinarie fioriture che avvengono più o meno ogni 120 anni. Questa pianta, importata dalla Cina, viene molto utilizzata in Giappone, in diversi ambiti, dalle impalcature nei cantieri edilizi ai giardini privati. Sull’esistenza di questa pianta inoltre, basano la loro vita molti animali ed interi ecosistemi.

Proprio per la grande importanza di questa pianta, la fioritura del bambù nero non è proprio una bella notizia in Giappone. Dopo aver fiorito infatti ogni fusto muore poco dopo. La fioritura di questa pianta dunque ha conseguenze sia economiche che per gli ecosistemi naturali.

In considerazione del fatto che ci stiamo sempre più avvicinando al periodo in cui questa pianta comincerà a fiorire e morire in massa, i ricercatori stanno cominciando a sottolineare la poca sostenibilità del suo futuro utilizzo, visto che ad oggi non si conoscono ancora quali potrebbero essere le conseguenze economiche, ambientali e sociali della fioritura.

 

Lo studio sulle conseguenze di questo evento

L’ultima volta che furono studiati gli effetti della fioritura del bambù nero da questo punto di vista, fu nel 1908, quindi un periodo storico completamente diverso da quello attuale, sia socialmente che economicamente.

Per questo nel 2020, alcuni ricercatori dell’Università di Hiroshima hanno iniziato uno studio per cercare di comprendere come si rigenerano i tessuti di questa pianta. Dalla loro analisi è emerso che è molto probabile che la prossima fioritura possa azzerare la vendita del bambù nero e la crescita delle foreste.

Un articolo su Plos One, mostra infatti che la fioritura di questa specie porterà ad una grande perdita di risorse e non garantirà una ripresa rapida degli ecosistemi in cui è presente il bambù nero, in quanto vi è molta incertezza sul fatto che la specie possa rigenerarsi velocemente.

 

Il bambù nero muore dopo aver fiorito

Come spiega infatti Toshihiro Yamada, autore principale dello studio, “il bambù da noi analizzato in Cina e Giappone non ha prodotto semi vitali che possano germogliare e c’è il rischio che alcune foreste perdano nel breve periodo le proprie proprietà naturali. A livello sperimentale, la produzione dei germogli di bambù è stata infatti interrotta dopo la fioritura. E non c’era neppur alcun segno di rigenerazione dei fusti dopo la fioritura per i primi tre anni”.

Questo rappresenta un vero problema, in quanto i ricercatori non hanno osservato alcuna tipologia di riproduzione asessuata nel bambù nero.

 

Le conseguenze sull’ecosistema e l’economia locale

Certo il bambù nero non scomparirà dal Giappone. I semi prodotti in 120 anni germoglieranno e anche se non dovessero farcela, sarà comunque possibile far nascere delle piante in laboratorio. Secondo gli esperti però, la rigenerazione del bambù sarà lenta e difficile e non sarà possibile averne a disposizione per le popolazioni che ne fanno uso e che ne vendono grandi quantità.

Vi saranno diverse ripercussioni anche per la fauna abituata a convivere e a sfruttare questa specie. Molti piccoli animali come gli insetti rischiano di dover cambiare dieta per alcuni anni, così come gli animali che nidificano o si rifugiano all’interno delle foreste di bambù nero.

Questo processo potrebbe durare anni e gli unici che potrebbero godere di questa moria di massa potrebbero essere gli organismi che mangiano legno morto e i detritivori, che degradano il legno dei fusti di bambù nero che moriranno dopo la fioritura.

Come spiega infatti Yamada, “un’altra preoccupazione riguardo a questo deperimento sono infatti gli impatti ambientali. Potrebbero portare a drastici cambiamenti nella vegetazione e nella copertura del suolo”, tanto da favorire un trasformazione dell’intero ecosistema.