Spesso sembra che la concentrazione sia una questione di forza di volontà, ma gli scienziati hanno recentemente scoperto che è il nostro cervello a mantenerci sulla giusta strada. O almeno ci prova.
Un team di neuroscienziati della Perelman School of Medicine dell’Università della Pennsylvania negli Stati Uniti ha scoperto come i neuroni del “movimento visivo”, situati nella parte anteriore del nostro cervello, siano in grado di mantenerci concentrati nell’esecuzione di un compito. “La nostra ricerca suggerisce che, anche se tutti i cervelli hanno la capacità di concentrarsi su un compito e di filtrare le distrazioni, alcuni sono migliori di altri“, ha dichiarato Bijan Pesaran, professore di neurochirurgia presso l’università americana. “Comprendendo come i nostri cervelli elaborano gli stimoli di compensazione, speriamo di poter comprendere anche le disfunzioni in vari disturbi cognitivi e psichiatrici, come il disturbo da deficit di attenzione, la schizofrenia e il disturbo ossessivo-compulsivo“, ha aggiunto il ricercatore.
E’ stato in un modello animale che gli scienziati hanno scoperto che un gruppo di neuroni nella corteccia prefrontale laterale – l’area del cervello che guida la motivazione e le ricompense – si attiva per mantenere la concentrazione sul compito principale e bloccare altri stimoli di distrazione.
Questa attività neurale coordinata (nota come beta bursts) sembra essere il meccanismo chiave che consente agli esseri umani e ai grandi mammiferi, compresi molti primati, di filtrare il “rumore” per completare compiti importanti. Questa ricerca “suggerisce che le beta bursts hanno origine da una rete di neuroni del movimento visivo e agiscono come ‘regolatrici del traffico’ per i neuroni che elaborano diversi stimoli visivi“, ha spiegato Agrita Dubey, prima autrice dell’articolo scientifico pubblicato di recente su Neuron. “Inoltre, suggerisce anche che concentrarsi su un compito gratificante richiede molta energia e potrebbe essere qualcosa che può essere migliorato, specialmente nelle persone con deficit di attenzione“, ha concluso.
Sebbene ancora preliminare, questo studio rappresenta un grande passo nella comprensione di come il cervello umano ci aiuti a dare priorità ai compiti.