
In una notte in cui le stelle sembrano piangere lacrime di luce, il mondo della letteratura e del femminismo perde un’anima ardente e coraggiosa: Michela Murgia ci ha detto addio, ma il suo impatto e la sua passione rimarranno impresse nelle pagine del tempo. A 51 anni, nella notte di oggi, a Roma, ha lasciato questa dimensione a causa delle conseguenze di un carcinoma renale, un nemico al quale ha fatto fronte con la stessa audacia con cui ha affrontato gli interrogativi più profondi dell’esistenza.
La sua lotta contro il cancro, iniziata con la sua sincera rivelazione lo scorso maggio, ha toccato i cuori di chiunque l’abbia seguita. Con la tenacia che l’ha contraddistinta, ha tracciato un percorso coraggioso, informando i suoi lettori sull’andamento della malattia. L’immagine di lei, sorridente nonostante le sfide, con le cuffie e le cannule nasali dell’ossigeno, rimarrà un simbolo indelebile del suo spirito indomito.
Michela Murgia, nata il 3 giugno 1972 a Cabras, un luogo dal fascino intramontabile in Sardegna, è stata un faro di luce nel panorama intellettuale. Ha attraversato molteplici percorsi, dalla sua esperienza come insegnante di religione alle sue profonde immersioni nella scrittura. Ha tessuto un legame profondo con la sua terra natale, tratteggiando con maestria le sue sfumature più nascoste e le sue tradizioni.
La sua penna, però, non si è limitata a descrivere paesaggi fisici. Attraverso romanzi, racconti, saggi e articoli, ha gettato uno sguardo lucido sulla società, scavando nelle identità, nelle sfumature spirituali, nel potere e nella politica, e persino nella morte stessa. Michela è stata un faro nel movimento femminista, illuminando il percorso con un’analisi intersezionale delle lotte e delle conquiste delle donne.
Prima di abbracciare la scrittura a tempo pieno, ha solcato i terreni di diverse esperienze lavorative, inclusa una breve parentesi come venditrice telefonica, un capitolo che ha reso commovente nel suo romanzo d’esordio “Il mondo deve sapere“. Questo libro ha messo in evidenza le dinamiche psicologiche nei call center e i giochi di potere invisibili che si nascondono dietro le conversazioni telefoniche.
Il suo percorso letterario è stato un viaggio di scoperta e cambiamento. “Accabadora”, un’opera che ha affrontato tematiche delicate come l’adozione e l’eutanasia, ha catturato l’attenzione della critica e le ha conferito i premi SuperMondello e Campiello. Michela ha dimostrato di non temere di incamminarsi anche nel mondo della politica, candidandosi alle elezioni regionali sarde nel 2014. Sebbene non abbia ottenuto un seggio, ha continuato a scrivere con profondità sulle emozioni umane e le sfide della società moderna.
Opere come “Ave Mary. E la chiesa inventò la donna“, “Morgana. Storie di ragazze che tua madre non approverebbe“, “Stai Zitta, e altre nove frasi che non vogliamo sentire più” e “God Save the Queer. Catechismo femminista” hanno gettato un’illuminante luce sui percorsi spesso intricati delle identità e delle relazioni umane.
Il suo capolavoro finale, “Tre Ciotole“, pubblicato nel 2023, affronta il cambiamento radicale, sfidando i personaggi a trovare nuove strade per affrontare le loro sfide emotive. È una testimonianza della sua dedizione all’approfondimento della complessità dell’animo umano.
Ma Michela Murgia non è stata solo una voce nella letteratura e nel femminismo. Ha segnato una pietra miliare nella sua vita personale, celebrando la sua autenticità e la sua visione dell’amore e delle relazioni. Il suo matrimonio civile con l’attore Lorenzo Terenzi è stato un atto di coraggio e una dichiarazione di uguaglianza, ma è stata la sua famiglia queer a riflettere il vero spirito della sua visione. Dieci anime affini, unite dal legame dell’amore e della comprensione, hanno formato la sua “famiglia queer”. In un mondo che spesso mette l’accento su ruoli e legalità, Michela ha sfidato queste convenzioni, dimostrando che le relazioni umane vanno oltre le etichette.
Con il suo ultimo atto d’amore, ha trasmesso un messaggio chiaro: il personale è politico, e l’eredità che conta di più è quella dei legami intrecciati con amore e coraggio. Mentre Michela Murgia si solleva oltre l’orizzonte, il suo spirito rimane come una costellazione luminosa nell’universo del pensiero e dell’empatia umana. Addio, ma non addio.