La direzione del Parco Archeologico di Vulci ha annunciato la scoperta e l’apertura di una tomba etrusca trovata all’interno dell’area archeologica. La tomba era intatta e lo scorso 18 luglio, i responsabili del parco sono entrati al loro interno scoprendo i reperti contenuti nell’antica sepoltura etrusca, risalente alla fine del VII secolo a.C.
L’apertura ufficiale dell’antica tomba etrusca
La mattina del 18 luglio, il direttore scientifico di Fondazione Vulci, Carlo Casi, insieme al funzionario della Soprintendenza dell’Etruria meridionale, Simona Carosi, hanno proceduto con l’apertura della tomba presso la necropoli dell’Osteria. Il corredo del defunto sarà ora oggetto di studio per aumentare le conoscenze sugli abitanti di Vulci. Al suo interno infatti sono stati trovati oggetti di grande interesse, come vasellame in terracotta e in bronzo, molte ossa di animali e resti umani.
In questi ultimi anni nella necropoli di Vulci, nella maremma laziale poco a nord di Tarquinia (antica Tarch(u)na), la Soprintendenza Archeologia Belle Arti Paesaggio Etruria Meridionale, ha riportato alla luce molti eccezionali reperti. Tra questi le Mani d’argento ritrovate nel 2013, insieme ad altri preziosi corredi di sepolture di famiglie aristocratiche databili intorno al 640-620 a. C.. Da allora i lavori di scavo e di ricerca continuano a restituire preziose testimonianze al Parco di Vulci.
Il parco di Vulci e l’antica città etrusca
All’interno del parco infatti si trova l’antica metropoli etrusco-romana di Vulci (in etrusco Velch o Velx), con le sue nobili tombe etrusche, ville e strade di epoca romana e molto altro, il tutto immerso nella straordinaria natura incontaminata della maremma dell’alto Lazio.
Vulci fu una delle più potenti e grandi città-stato dell’Etruria. Fu una città economicamente florida, grazie anche ai contatti commerciali con la Grecia e l’Oriente che ne influenzarono la cultura dalla fine del VII e per tutto il VI sec. a.C..
L’area archeologica è circondata dalla cinta muraria originaria (IV sec. a.C.), formata da solidi blocchi regolari di tufo, e comprende il podio di un imponente tempio etrusco in blocchi di tufo (V sec a.C.), vari ambienti di una domus signorile tardo repubblicana ed un piccolo tempio dedicato ad Ercole.
Sulla sponda opposta del pianoro di Vulci si erge sopra la profonda ansa creata dal fiume Fiora, lo straordinario Ponte dell’arcobaleno, del III sec. a.C., con i suoi 30 mt. di altezza. Affianco l’imponente castello medievale della Badia che si vocifera nel XIII sec. sia stato di proprietà dei Templari. Nelle sale del castello è stato allestito il Museo Etrusco contenente i reperti trovati nell’area di Vulci.
All’interno del Parco, oltre alla zona archeologica della città di Vulci, vi sono le grandi necropoli che occupavano l’area a nord della città e l’oasi del WWF che si estende lungo il fiume Fiora dove, grazie ad una cascata, si è creato il piccolo laghetto balneabile del Pellicone, scenario di molti famosi film italiani.