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I ricercatori dell’Università di Coimbra hanno scoperto il fossile di una nuova specie di pianta risalente a 300 milioni di anni, nelle formazioni geologiche della Serra do Buçaco. Il fossile scoperto corrisponde allo strobo maschile di una pianta arborea che esisteva nella regione di Buçaco circa 300 milioni di anni fa. La specie scoperta è stata chiamata Florinanthus bussacensis.

La scoperta, presentata in uno studio scientifico pubblicato nella Review of Palaeobotany and Palynology di settembre, consente di conoscere il modo in cui queste piante estinte si riproducevano e la loro diversità morfologica e tassonomica alla fine del Periodo Carbonifero. Attualmente estinte, le Cordaitales sono le prime gimnosperme con coni o strobuli (strutture riproduttive). Apparse alla fine del Paleozoico e durante i periodi Carbonifero e Permiano, coprivano vaste aree della superficie terrestre.

Le Cordaitales sono ampiamente riconosciute come alberi di grandi dimensioni che potevano raggiungere i 40 metri di altezza, con chiome densamente ramificate. Le loro foglie erano disposte a spirale, avevano forma di cinghia o di lingua, e gli organi riproduttivi sono considerati coni composti contenenti polline monosaccato o ovuli platispermici. Le strutture riproduttive come gli strobuli delle Cordaitales sono rare nel registro fossile.

La scoperta di questo nuovo fossile fornisce una visione più ampia sulla variabilità delle caratteristiche morfologiche e ontogenetiche di queste piante primitive. A causa della difficile conservazione e riconoscimento di queste strutture riproduttive, la diversità di questo gruppo di piante è ancora poco conosciuta.

Le flotte del Carbonifero di Buçaco erano adattate a climi secchi e abitavano ambienti intramontani, in cui i sistemi fluviali fungevano da mezzi di trasporto per molti resti vegetali e sedimenti erosi dalle rocce circostanti. “La maggiore difficoltà nel lavorare con fossili vegetali è collegare le diverse parti fossilizzate di queste piante e stabilire una relazione di parentela“, chiarisce Pedro Correia. “La maggior parte dei resti di queste flotte conservati nel registro fossile corrisponde a foglie, steli, radici e semi“, aggiunge il ricercatore, esperto di paleobotanica del Centro di Geoscienze e del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Coimbra.