La malattia di Alzheimer è di fatto la malattia neurodegenerativa più comune al mondo colpisce persone di tutte le razze ed etnie. Nonostante le numerose scoperte, ci sono ancora molti misteri dietro la malattia. Molti degli studi si sono concentrati sugli individui di discendenza europea, lasciando dati limitati su altre popolazioni.

Secondo una nuova ricerca, i membri della comunità ebraica ashkenazita sembrano essere particolarmente più suscettibili al morbo di Alzheimer. Gli ebrei ashkenaziti risiedevano storicamente nell’Europa orientale e avevano uno scambio genetico limitato con popolazioni non ebraiche. Questo isolamento genetico ha portato i ricercatori a ipotizzare che alcune varianti di suscettibilità potrebbero essere più frequenti in questa comunità, rendendole più propense a mostrare associazioni statisticamente significative.

 

Le differenze genetiche sul morbo di Alzheimer

La ricerca ha comportato uno studio di associazione di tutto il genoma su circa 3.500 individui di discendenza quasi esclusivamente ebraica ashkenazita. Il campione comprendeva sia individui che avevano già una diagnosi del morbo di Alzheimer, che individui cognitivamente normali, con confronti effettuati con altre banche dati.

I ricercatori hanno identificato diversi fattori di rischio genetici per sull’Alzheimer, comprese varianti precedentemente note (APOE, TREM2) e nuove (RAB3, SMAP2, ZNF890P, SPOCK3, GIPR) che mostrano una promettente rilevanza biologica. Viene sottolineato un aumento della possibilità di rilevamento delle associazioni genetiche in comunità come gli ebrei ashkenaziti a causa della loro omogeneità genetica. Sebbene alcune delle varianti genetiche identificate fossero specifiche della popolazione ebrea ashkenazita, i ricercatori ritengono che i geni che ospitano queste varianti probabilmente contribuiscano anche in altre popolazioni.