I pavimenti riportati alla luce nell’importante scoperta archeologica dei giorni scorsi nel centro di Fano. Ph. Credit: Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio AN PU e AP FM MC – via Facebook

Una importantissima scoperta archeologica potrebbe aver finalmente identificato il luogo dell’antica basilica romana descritta da Vitruvio 2000 anni fa. Si tratta di un edificio trovato nella città marchigiana durante alcuni scavi, che potrebbe essere proprio l’edificio di epoca romana descritto dal trattatista latino nel V libro del De architectura.

 

La basilica di Vitruvio a Fano

La basilica era uno degli edifici principali della città romana Fanum Fortunae, fondata, o forse solo ingrandita da Augusto e che oggi è Fano. Della basilica romana fino ad ora erano stati individuati solo alcuni resti sotterranei di incerta identificazione.

La basilica sarebbe l’unica opera attribuita a Marco Vitruvio Pollione come architetto. Il teorico latino, vissuto nel I secolo a.C., fu dunque anche l’artefice della realizzazione di questa basilica, oltre che autore del trattato De architectura, il fondamento teorico dell’architettura occidentale, dal Rinascimento fino alla fine del XIX secolo.

Nella sua opera, dedicata all’imperatore Augusto, Vitruvio parla infatti di un solo progetto di sua paternità, cioè la basilica di Fanum Fortunae, di cui oggi non resta forse nulla e la cui ubicazione è ancora poco chiara.

 

L’incertezza sulla sua ubicazione

Il trattato vitruviano è giunto infatti nel Medioevo con un testo corrotto, il che ha notevolmente complicato le ricostruzioni dell’edificio romano e la sua ubicazione. Sappiamo con certezza solo che la basilica affacciava sul foro della città.

La basilica fanese è dunque oggetto di grande interesse tra i trattatisti, probabilmente per via della contiguità funzionale con gli edifici sacri cristiani, per questo l’importante scoperta archeologica che potrebbe finalmente individuare la sua collocazione esatta è di enorme importanza archeologica.

Quella che attualmente viene identificata come probabile basilica, sono alcuni resti dell’antico complesso romano a cui si accede da un’edicola in muratura di fronte alla Chiesa di Sant’Agostino. L’identificazione di questi resti, che sorgevano nel centro della città antica, resta ancora difficile ma si suppone possa trattarsi del Tempio della Fortuna e non della basilica di Vitruvio.

 

L’importante scoperta archeologica che potrebbe porre fine al mistero della basilica

La recente scoperta archeologica invece potrebbe aver riportato alla luce alcuni resti che potrebbero appartenere proprio alla basilica romana. Come si legge infatti in una nota della Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio di Ancona-Paesaro Urbino: “in occasione di alcuni lavori edili in centro a Fano, sono emersi dei resti relativi a un edificio pubblico, di epoca romana, collocato in affaccio al foro cittadino. Si tratta di un complesso costituito da almeno 5 ambienti, i cui muri, conservati in alzato per circa 2 metri, hanno lo spessore di 5 piedi romani (1,50 metri) e sono rivestiti in malta di calce e lastre di marmo”.

Un simile edificio potrebbe essere proprio la basilica vitruviana. Nella nota della Soprintendenza si legge anche che “sono state parzialmente messe in luce le relative pavimentazioni, che sono in marmi d’importazione, di colore verde e rosato, probabilmente cipollino verde e pavonazzetto. Tutto il complesso, databile a circa 2000 anni fa, è stato interessato almeno da due ulteriori fasi di vita in epoca medievale, di cui sono state ritrovate alcune tracce: strutture murarie, focolari, frammenti di ceramica invetriata”.

Un pavimento così pregiato potrebbe essere in linea con la basilica romana, ma per avere la certezza che questa importante scoperta archeologica appartenga alla basilica tanto a lungo cercata, bisognerà attendere che gli archeologi completino i loro studi sulla cronologia e la funzione del complesso. Per il momento, in attesa di certezze, l’archeologa Ilaria Venanzoni ritiene sia probabile che l’edificio possa essere datato proprio verso la fine del I sec. a.C..