
Abbiamo sparso per tutto il mondo una quantità spropositata di plastica che anche in relativamente poco tempo è finita parte integrante dei vari habitat. Difficile trovare animali che in un modo o nell’altro non finiscono per ingerire rifiuti del genere, sia in forma grossa che di microparticelle. Questo succede soprattutto alle specie marine e ai volatili. Proprio in quest’ultimi è stata identificata la prima malattia specificatamente legata ai rifiuti in questione.
I ricercatori hanno denominato tale malattia plasticosi. L’effetto principale è la presenza di un tratto digerente sfregiato a causa dell’ingestione della plastica. Degli esemplari di volatili studiati è stato visto come tutte le fasce di età siano sostanzialmente affette da tale malattia. Nel caso degli adulti il motivo è l’assunzione diretta mentre per i pulcini si parla di un passaggio indiretto tramite proprio gli adulti.
La prima malattia legata all’ingestione della plastica
Le parole di Alex Bond, biologo della conservazione: “Mentre questi uccelli possono sembrare sani all’esterno, non stanno bene all’interno. Questo studio è la prima volta che il tessuto dello stomaco è stato studiato in questo modo e dimostra che il consumo di plastica può causare gravi danni al sistema digestivo di queste specie. Le ghiandole tubolari, che secernono composti digestivi, sono forse il miglior esempio dell’impatto della plasticosi. Quando la plastica viene consumata, queste ghiandole diventano gradualmente più rachitiche fino a quando alla fine perdono completamente la loro struttura tissutale ai massimi livelli di esposizione.”
Lo studio in questione si è concentrato solamente su una specie di uccello marino, la Berta piedicarnicini. Detto questo, i ricercatori suppongono che in realtà molte dei volatili dei nostri mari abbiano in qualche forma questa malattia visto la presenza perenne di plastica ovunque.