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Foto di Daniele Franchi su Unsplash

La zona di esclusione di Chernobyl è sostanzialmente il più grande parco naturale in Europa. Il quasi totale divieto all’uomo di entrare a causa del noto disastro ha permesso alla natura di rinvigorirsi. Si parla della crescita indiscriminata di piante e anche gli stessi animali hanno in qualche modo prosperato. Un po’ meno i volatili, ma quando si parla di cani la situazioni è ben diversa.

Da qualche anno alcuni ricercatori hanno studiato le popolazioni di cani randagi all’interno di tale zona. Gli esemplari presenti sono più 800 e andando a guardare il DNA la differenza genetica alle altre specie è presente. Non è abbastanza per classificarli come specie a se stanti, sia chiaro, ma le basse radiazioni hanno avuto un effetto.

 

Le tre popolazioni dei cani di Chernobyl

I ricercatori hanno visto come sono presenti tre gruppi distinti. Uno di questi vive nella centrale stessa, la zona ovviamente più inquinata. Un altro gruppo si è insediato nella vicina zona residenziale e infine l’ultimo si trova a quasi 50 chilometri di distanza in un villaggio meno interessato dalle radiazioni. In quest’ultimo vivono delle persone, alcuni dei lavoratori della centrale stessa.

Sebbene i tre gruppi abbiano i loro territori, spesso le popolazioni si incrociano e non solo tra loro. C’è stata anche la contaminazione con animali provenienti dall’esterno visto che non è una novità che le persone entrino nella zona di esclusione. Questi animali possono essere il campo di studio perfetto per capire effettivamente l’effetto dell’esposizione a tassi più alti di radiazioni in modo costante.

Le parole di Timothy Mousseau, biologo dell’Università della Carolina del Sud: “Prima che gli effetti delle radiazioni sull’intero genoma di questa popolazione possano essere isolati da altri fattori influenti, è necessario comprendere la demografia e la storia della popolazione stessa. L’idea è progettare studi volti a trovare varianti genetiche critiche che si sono accumulate per più di 30 anni in questo ambiente ostile e contaminato”.