In Italia è ormai emergenza siccità ed in molti, tra governatori, associazioni ed esperti chiedono lo stato d’emergenza nazionale. Su tutta la penisola sono davvero ingenti i danni causati a città e campagne, con una stima che si aggira attorno ai 3 miliardi di euro.
Allarme siccità su tutta la penisola
Lo scenario presentato da Coldiretti nel bilancio 2022 è quasi apocalittico con precipitazioni inferiori alla media della metà, produzioni agricole fortemente danneggiate e a rischio. Il fiume Po è in secca, così come lo sono i laghi e gli incendi divampano sui terreni secchi e arsi. I costi per le irrigazioni sono alle stelle, anche quelli per le irrigazioni di emergenza. Salgono anche i prezzi del foraggio per gli animali, in conseguenza del fatto che i campi per produrli sono devastati dagli incendi.
A peggiorare la situazione sono le previsioni meteo. Non solo non c’è traccia di piogge all’orizzonte, ma nella prossima settimana è previsto un ulteriore rialzo delle temperature, con picchi che supereranno i 40 gradi.
Le previsioni meteo non fanno ben sperare
In uno scenario simile e con simile previsioni, sembra opportuna la decisione di Coldiretti di scrivere al presidente del Consiglio Mario Draghi, chiedendo “che, a fronte di una crisi idrica la cui severità si appresta a superare quanto mai registrato dagli inizi del secolo scorso, venga dichiarato al più presto lo stato di emergenza nei territori interessati con l’intervento del sistema della Protezione civile per coordinare tutti i soggetti coinvolti, Regioni interessate, Autorità di bacino e Consorzi di bonifica, e cooperare per una gestione unitaria del bilancio idrico”. Nel frattempo il Governo sta lavorando ad un “piano acqua” in raccordo con le Regioni.
L’unica cosa certa è che occorre trovare al più presto delle soluzioni, dato che il 28% del territorio nazionale è a rischio desertificazione con una situazione di grave siccità sia al Sud che al Nord. Secondo Coldiretti, l’assenza di precipitazioni pone i raccolti nazionali in una catastrofe climatica che sembra essere addirittura peggiore di quella del 2003.
I rischi maggiori e gli interventi del Governo per far fronte alla siccità
I maggiori rischi di desertificazione, secondo i dati dell’associazione Italiana Enti di Bacino a Sicilia, si corrono in Sicilia. Mentre la Protezione Civile afferma che “la situazione di maggiore criticità interessa il Distretto del Fiume Po e quello dell’Appennino Centrale”.
Le regioni valutano la possibilità di ordinanze per razionare l’acqua al Nord, come il divieto di riempimento delle piscine e l’uso dell’acqua per i soli fabbisogni primari. Ma al momento in Lombardia il governatore Attilio Fontana esclude tali razionamenti, dopo aver ottenuto ben 5 milioni di metri cubi di acqua aggiuntivi al giorno, per le prossime 2 settimane, dai gestori delle dighe e dei bacini idroelettrici, per deviarli sull’agricoltura.
E mentre si attende che il Governo dichiari lo stato d’emergenza, che permetterà alle aziende agricole di ottenere i ristori e a mettere a disposizione le risorse necessarie per l’intervento delle autobotti, l’Autorità di bacino del Po ha dichiarato l’allarme rosso. Il fiume si trova infatti in una situazione gravissima e senza precedenti.
In moltissimi casi, i Comuni hanno già autonomamente approvato ordinanze per prevenire lo spreco d’acqua, con il razionamento e l’invito alla cittadinanza ad utilizzare l’acqua solo ed esclusivamente per i fabbisogni primari.
Disagi anche per l’approvvigionamento di acqua potabile e rischi per l’ambiente
Ed oltre ai problemi alle coltivazioni, all’industria idroelettrica e all’allevamento del bestiame, cresce anche la preoccupazione a livello ambientale. Al Nord la portata del Po è ai minimi storici, permettendo, nelle zone alla foce, l’avanzamento dell’acqua salata. Più cala il livello dell’acqua in queste zone e più il mare avanza, rendendo salate ed inutilizzabile l’acqua del fiume e creando molti problemi per l’ecosistema. Al momento il mare si è spinto fino a 21 km dalla foce e potrebbe avanzare ulteriormente.
In Piemonte invece il problema maggiore è quello dell’approvvigionamento dell’acqua potabile. Ben 145 Comuni, soprattutto nel Novarese e nell’Ossolano, sono a rischio di rimanere senz’acqua. Nemmeno la Val d’Aosta può far fronte alle richieste di aiuto da parte del Piemonte.
Gravi disagi anche nella Bergamasca e nell’Appennino parmense. L’Emilia Romagna è in stato di calamità e nel Lazio il presidente della Regione Nicola Zingaretti definisce “grave” la situazione della provincia di Roma, annunciando le prime misure e invitando i sindaci a contenere il consumo dell’acqua.
Ma tutti i piani che Comuni, Regioni e Governo possono mettere in atto sono solo dei palliativi che possono solo tamponare la situazione. L’unico modo per risolvere il problema della siccità è la pioggia, sperando non arrivi tutta insieme trasformandosi in alluvioni. Ma purtroppo le previsioni al momento non parlano di pioggia, bensì di un ulteriore aumento delle temperature.