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Il 5 dicembre 1872 la nave britannica Dei Gratia si trovava a circa 644 chilometri a est delle Azzorre, quando incontrò Mary Celeste, un’altra nave, completamente abbandonata. David Morehouse, comandante della Dei Gratia, sapeva che la Mary Celeste era partita per l’Italia otto giorni prima e sarebbe dovuta essere già arrivata. Il capitano deviò la rotta della sua nave per vedere cosa stava succedendo e mandò il suo equipaggio a bordo della Mary Celeste.

La nave era stata abbandonata, ma gli effetti personali dell’equipaggio erano rimasti a bordo. All’interno c’erano ancora sei mesi di cibo e acqua, oltre a 1.701 galloni di alcol industriale, ma l’equipaggio aveva abbandonato la nave, prendendo la scialuppa di salvataggio e rischiando il mare aperto piuttosto che rimanere a bordo.

Nessun indizio è mai stato trovato e il fatto che l’equipaggio non si sia fatto vivo in seguito ha trasformato la Mary Celeste in un mistero. Le spiegazioni piegarono verso fenomeni naturali e assalti di alcuni mostri marini. Alcuni suggeriscono che l’equipaggio di Morehouse abbia attaccato la nave, anche se questa ipotesi non spiega come la nave più lenta abbia raggiunto la nave più veloce dopo un’avanzata di otto giorni. Una teoria plausibile – dato che una delle due pompe della nave è stata smantellata e una piccola quantità d’acqua è stata trovata sul fondo della nave – è che il capitano se ne sia accorto solo più tardi. Quando sono stati travolti dal maltempo, si sono resi conto che l’acqua stava entrando nella nave e il capitano potrebbe aver ordinato all’equipaggio di abbandonare la nave piuttosto che rischiare di affondare.

Tuttavia, c’è un’altra teoria che ha preso piede con un test chimico in un seminterrato replicato per spiegare il naufragio. La teoria suggerisce che parte dell’alcol sia esplosa, provocando il panico del capitano e ordinando all’equipaggio di salire a bordo della scialuppa di salvataggio. Sembra semplice, ma il problema è che non c’erano segni di incendio o esplosione sulla nave quando è stata trovata.

Andrea Sella del Dipartimento di Chimica dell’University College London ha testato l’idea utilizzando gas butano e cubetti di carta per simulare botti di legno. “Quello che abbiamo creato è stata un’esplosione del tipo a onda di pressione“, ha spiegato Sella. “C’era un’ondata di fiamme, ma dietro c’era aria relativamente fresca. Non è stata lasciata fuliggine e non ci sono state ustioni di alcun tipo”.

Secondo questa teoria, l’esplosione potrebbe aver spaventato il capitano abbastanza da dare l’ordine di abbandonare la nave, spiegando la mancanza di prove dell’evento stesso.