Basata sul libro di memorie di Stephanie Land, la miniserie Netflix è avvincente per le sue prestazioni e per l’esplorazione dei danni causati dall’infinito circolo di abusi mentali. Guardando la serie straordinariamente avvincente Maid, si rimane colpiti ancora una volta da quanto siano complesse le vite delle persone e di alcuni settori lavorativi, qui nella fattispecie i lavoratori domestici. Sono praticamente mondi a parte. Alex (Margaret Qualley), la protagonista, possiede una mappa del percorso della sua difficile vita sotto forma di aiuti governativi, prestiti agli studenti e istruzione.
Una volta messo da parte quell’abisso di differenza e diffidenza, siamo rapidamente attratti dal mondo di Alex mentre lascia il suo fidanzato violento Sean (Nick Robinson), con sua figlia di due anni e mezzo, Maddie (Rylea Nevaeh Whittet), nel mezzo della notte. Senza particolari esperienze e un complicato processo per ottenere aiuti dal governo, Alex si rivolge a Value Maids, un servizio di pulizia per benestanti. Il suo capo – senza troppi fronzoli e senza molta empatia – Yolanda (Tracy Vilar), con le sue regole di base, la lancia in questo mondo fatto di pulizie negli anfratti più umani delle esistenze delle persone.
Mentre Alex pulisce graziose ville, scopre le persone per cui lavora, tra cui Regina (Anika Noni Rose), un avvocato di alto profilo e la storia di uno strano ladro a piedi nudi, abusato da bambino. Vedere Regina andare in pezzi il giorno del Ringraziamento fa capire ad Alex che il denaro non è un ostacolo all’infelicità e allo sfruttamento.
Intrecciati alle vicende della protagonista, impariamo a conoscere il rapporto teso di Alex con suo padre, Hank (Billy Burke) e sua madre dallo spirito libero, Paula (Andie MacDowell), bipolare non diagnosticata. Alex impiega del tempo per accettare di essere una vittima di violenza domestica, poiché Sean non l’ha (ancora) colpita fisicamente, sebbene l’abuso emotivo si qualifica come abuso proprio come la violenza fisica. Come dice Danielle (Aimee Carrero), che vive nello stesso rifugio per la violenza domestica di Alex, “prima di colpirti, ti picchiano vicino“.
Il viaggio di Alex verso l’autorealizzazione è lastricato di amici come Denise (BJ Harrison) che gestisce il rifugio e Nate (Raymond Ablack) il cui aiuto non è completamente disinteressato. Grazie a Regina, Alex riesce ad avere Tara (Mozhan Marnò), uno spietato avvocato dalla sua parte.
Un libro di memorie di tutti
Basato sul libro di memorie di Stephanie Land Maid: Hard Work, Low Pay, and a Mother’s Will to Survive, la serie è avvincente per le performance e l’esplorazione dei danni causati dall’infinito circolo di abusi. Mentre ogni vicenda è una rivelazione sul vivere al di sotto della soglia di povertà, bisogna porsi la domanda su quanto sarebbe stata diversa l’esperienza di Alex se non fosse stata così forte e lucida.
La maternità è anche un motivo forte e determinante della serie. La ragion d’essere di Alex è offrire una vita dignitosa a Maddie, ma è anche una madre per Paula, che ha bisogno di essere salvata da se stessa.
Margaret Qualley porta la serie sulle sue spalle e il lavoro che ha dedicato alla creazione di una relazione con Whittet – di quattro anni – mostra l’alchimia tra le due. Andy MacDowell, la vera mamma di Margaret Qualley, ha creato in Paula un personaggio meravigliosamente realizzato. Chi può rimanere impassibile quando afferma “Ho appena preso un’onda che non potevo gestire“?
Nonostante tutti i momenti e spazi bui che Alex deve attraversare e i bagni che deve pulire, alla resa dei conti Maid ha una sottile sfumature ottimista. Ci rallegriamo con Alex e Maddie mentre salgono su per la collina sulla strada che le porterà al college – laddove campeggia una gigantesca lettera “M” – e una borsa di studio a Missoula. È tempo di schioccare le dita per Alex. E per tutti noi, nel difficile compito di affrontare la vita. Per tutte le le vittime di abusi emotivi – consapevoli ed inconsapevoli – e per quanti, sensibili e troppo emotivi, si graffiano nell’affrontare la vita.