Sia il cambiamento climatico che il riscaldamento globale sono problemi che stanno gradualmente peggiorando nel mondo. Ora la scienza è alla ricerca di modi non solo per comprendere i fenomeni, ma per affrontarli. Alla luce di questo, i microbi oceanici sono visti come un’opportunità per regolare la temperatura della Terra.
L’idea nasce da una pubblicazione presentata sulla rinomata rivista scientifica Proceduings of the National Academy of Science (PNAS). Dietro di essa c’è il team di ricercatori composto da Jeffrey J. Marlow, Daniel Hoer, Sean P. Jungbluth, Linda M. Reynard, Amy Gartman, Marko S. Chavez, Mohamed Y. El-Naggar, Noreen Tuross, Victoria J. Orphan e Peter R. Girguis.
Secondo la loro ricerca, i microbi oceanici potrebbero essere la chiave per regolare le temperature del pianeta. Un dettaglio che ci sarebbe molto utile ora che stiamo affrontando uno dei peggiori momenti del riscaldamento globale.
L’importanza dei microbi nella regolazione della temperatura terrestre
Innanzitutto, lo studio era dedicato a dimostrare la relazione tra i microbi oceanici e la temperatura terrestre. Di solito, sappiamo già che i terrestri sono responsabili della maggior parte della produzione di metano nel mondo.
Questo gas sale poi nell’atmosfera e collabora con l’effetto serra, aumentando la temperatura del pianeta. Questo potrebbe portarci a pensare che i microbi siano più parte del problema che della soluzione. Il punto è che, in realtà, fanno parte di un grande ciclo. Di conseguenza, mentre i microbi sulla terra emettono metano, quelli nell’oceano lo assorbono. Grazie a loro, una buona parte non viene rilasciata nell’ambiente e, quindi, non contribuisce all’aumento della temperatura nel mondo.
Per il caso della ricerca attuale, gli scienziati si sono concentrati su quei microbi oceanici trovati nelle “rocce carbonatiche”. Cioè, in formazioni rocciose sotterranee conosciute come “camini” che sono in grado di assorbire metano, come un “biofiltro” e rilasciare invece prodotti di carbonato, ha spiegato Girguis, un biologo evoluzionista dell’Università di Harvard.
Le “foreste rocciose”
In particolare, i ricercatori hanno notato che l’effetto più evidente dei microbi oceanici è stato osservato nelle “foreste rocciose”. Vale a dire, negli agglomerati di “camini” che si ergevano l’uno accanto all’altro fino a 150 cm sopra il fondale. Secondo le loro osservazioni, gli spazi che avevano queste formazioni rocciose carbonatiche assorbivano fino al 50% in più di metano rispetto al solo fondale marino. Questa maggiore capacità, a quanto pare, è un prodotto dei canali e dei pori nelle rocce, che consentono ai microbi di creare colonie più abbondanti.
Per gli autori dello studio, le scoperte fatte con riferimento alle foreste rocciose e ai microbi oceanici potrebbero essere la chiave per affrontare l’aumento della temperatura della Terra. Tutto perché, comprendendo meglio come funzionano i suoi processi trasformativi, potrebbe essere possibile replicarli.
In questo modo, l’umanità potrebbe metterli al lavoro in diverse aree del pianeta dove, altrimenti, tali processi non avrebbero luogo. Di conseguenza, ci troveremmo di fronte a un’opportunità unica per ridurre le quantità di metano rilasciato nell’ambiente e, si spera, rallentare il processo di riscaldamento globale.