reinfezione
Foto di Miami Herald

Sebbene la reinfezione da Covid-19 sia rara, alcune persone corrono un rischio maggiore di altre. L’analisi di oltre 9000 cartelle cliniche elettroniche di persone che hanno contratto una forma grave del virus negli Stati Uniti indica che meno dell’1% di esse (63 persone) ha contratto nuovamente la malattia entro una media di 3 mesi e mezzo dal primo test positivo. La scoperta suggerisce che contrarre la malattia in forma grave una prima volta può proteggere da un nuovo contagio in forma ancor più severa, anche se due dei partecipanti allo studio che hanno contratto nuovamente l’infezione sono deceduti.

 

Ecco i motivi dei possibili vantaggi e rischi di una reinfezione

Secondo lo studio, apparso di recente sulla rivista Clinical Infectious Diseases, l’alto tasso di sopravvivenza dopo la reinfezione potrebbe essere attribuito a trattamenti medici più efficaci rispetto a quelli precedentemente effettuati durante la pandemia. I dati raccolti tra dicembre 2019 e novembre 2020 da 62 strutture sanitarie hanno mostrato tassi inferiori di insufficienza respiratoria ed epatica tra i pazienti reinfettati, nessuno dei quali ha avuto bisogno di ventilazione meccanica neanche la seconda volta.

Tuttavia, le persone che soffrono di asma o hanno una dipendenza da nicotina hanno corso un rischio rispettivamente due e tre volte superiore di reinfezione. Inoltre, i pazienti non bianchi, in particolare i neri e gli ispanici, hanno circa il doppio delle probabilità di essere reinfettati. Nello stesso tempo, secondo quanto affermano i ricercatori, lo studio mostra assenza di differenze significative basate sull’età o sul sesso tra i pazienti reinfettati e non.

Il team ha dichiarato che i risultati suggeriscono fortemente la necessità di continuare a seguire le misure di prevenzione delle infezioni anche dopo essersi ammalati una volta, perché la durata dell’immunità non è ancora chiara; stabilirla diventerà via via più facile con il proseguire della campagna vaccinale.