
In Namibia, l’Africa si descrive in tutta la sua magica coltre di Natura e tradizioni. Siamo in Africa meridionale e qui la signora dei rinoceronti, Annette Oelofse, sussurra a questi animali di stare attenti ai bracconieri. Il bracconaggio, infatti, in Africa non dorme mai. Peggio ancora, il più delle volte si verifica di notte, quando gli autori passano più facilmente inosservati. E, in tempi di pandemia, sono anche avvantaggiati.
La polvere di corno di rinoceronte viene venduta a prezzi esorbitanti sul mercato nero asiatico – nell’ordine di 75.000 dollari al chilo – per le sue presunte proprietà medicinali e afrodisiache. Non ci sono prove scientifiche a sostegno di queste convinzioni. Si tratta infatti solo di cheratina, materia organica che costituisce anche le nostre unghie e capelli.
I bracconieri bramano per la cattura di tutti i soggetti adulti. Più variegato è il corno, meglio è. I cuccioli senza corna, quindi di nessun interesse per i bracconieri, vengono lasciati soli, senza protezione materna. Sebbene le situazioni differiscano da un orfano all’altro, una scena tipica ma commovente è quella di trovare il cucciolo che piange accanto a sua madre, esanime e insanguinata.
Quando Annette e il suo staff giungono sul posto, spesso lo scenario che gli si para davanti è quello di un piccolo orfano che, successivamente, si ritrova solo ed ha bisogno di amore, latte e cure fisiche. Se sopravvive al trauma, verrà allattato artificialmente più volte al giorno per quasi due anni. Sarà riabilitato e, quindi, rilasciato con un processo lento e graduale nella riserva, sotto la sorveglianza intensiva della squadra anti-bracconaggio.
La piaga del bracconaggio
Il bracconaggio, nel continente, è una vera e propria piaga che ha messo in pericolo diverse specie animali. Ricordiamo i gorilla protetti da Dian Fossey e dalle imprese di Kuki Gallmann nella sua riserva in Kenya.
Dietro il sipario turistico, tuttavia, il delicato equilibrio viene costantemente sconvolto. Da un lato, il territorio delle riserve naturali protette si sta restringendo a causa dell’attività umana. D’altro, l’instabilità politica ed economica aumenta radicalmente la povertà e, di conseguenza, la criminalità. E se il turismo è in pausa, la strada è spianata per il bracconaggio.
“Combattiamo per questa meravigliosa specie che si è adattata per 50 milioni di anni in un habitat inospitale, in cui gli esseri umani morirebbero in meno di una settimana“, afferma Annette Oelofse
Una morte certa attende il pacifico erbivoro quando viene braccato dall’uomo, il suo unico vero predatore. Con vista e udito limitati, l’animale è relativamente preda facile da sorprendere. I bracconieri devono agire rapidamente prima di essere individuati. La carneficina avviene a freddo. Non viene intrapresa alcuna azione per anestetizzare l’animale. Con le prime armi affilate accessibili, si appropriano del corno, oggetto di scambio, lasciando l’animale in agonia. L’emorragia che si produce dal suo cranio distruggerà la sua vita nelle ore che seguono.
Fortunatamente, c’è chi dedica la propria vita a ristabilire e proteggere questo equilibrio superando tutte le sfide che gli si presentano.
Ph. credit: BBC