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Foto di Edar da Pixabay

Quella che stiamo vivendo è una vera e propria ondata di trasformazione digitale. Questa ha comportato il fatto che si concentrino gli sforzi, i regolamenti e i piani strategici per incoraggiare aziende e cittadini ad essere allineati, e questo perchè la firma – quella propria, da quella autografa a quella digitale ed elettronica – è diventata un argomento di conversazione ricorrente.

In origine, abbiamo inteso questo processo come una sorta di “sigillo” della persona, un qualcosa che lo avrebbe caratterizzato. Tuttavia, era inevitabile che, oggi, i progressi tecnologici abbiano finito per ridefinire (anche) questo concetto. Ed è proprio per questo che ora si è iniziato a parlare di tre diverse firme: nello specifico, quelle già citate, ovvero le firme manoscritte, le firme elettroniche e le firme digitali.

 

Per approfondire

Nel suo concetto di base, la firma manoscritta è l’espressione del nome della persona che la esegue e che viene utilizzata come mezzo di identificazione personale. Per intendersi, è quella che noi tutti ci esercitiamo ad imparare da giovani e che poi evolve con la nostra crescita personale e caratteriale.

Da parte sua, la firma elettronica si riferisce a metodi come codici, password, dati biometrici o chiavi crittografiche private, che consentono di identificare una persona in relazione a un messaggio di dati. E oggi è ben noto come la nostra vita quotidiana sia decisamente costellata da un’infinità di queste autenticazioni.

Infine, la firma digitale avanzata è configurata come un metodo più sicuro e robusto. È un valore numerico che viene allegato ad un messaggio di dati e che, utilizzando una procedura matematica, legata alla chiave dell’iniziatore e al testo del messaggio, consente di determinare che il valore è stato ottenuto esclusivamente con una chiave e che il messaggio iniziale non è stato modificato dopo la trasformazione.

In Italia, come in Europa, quest’ultima è anche regolamentata. Si fa riferimento al regolamento europeo eIDAS che è stato ricondizionato nella legge italiana nel Codice dell’Amministrazione Digitale attraverso il Decreto Legislativo n. 179 (CAS 3.0) del 26 agosto 2016.

Quest’ultima possibilità, quindi, ovvero la firma digitale, non è solo la più complessa, ma coinvolge anche due questioni importanti. Da un lato, infatti, fornisce una maggiore sicurezza poiché implica una serie di procedure di autenticità ed integrità che, per una serie di motivi, non potranno mai essere del tutto eguagliate da una firma manoscritta o elettronica. E, d’altra parte, diventa un vantaggio di interoperabilità che consente a chiunque di firmare documenti completamente protetti e “lanciati” negli ecosistemi digitali.

È importante, dunque, conoscere quale possibilità sia la più consona alla nostra necessità e che, soprattutto, se ne conoscano i vantaggi e si abbiano ben chiari gli enti di certificazione digitale che oggi sono in grado di generare questo tipo di tecnologia e hanno l’approvazione normativa per la loro emissione. Questi processi stanno assumendo, infatti, standard di sicurezza più elevati e processi più agili per chi ne voglia far uso, oltre a essere strumenti essenziali per realizzare la loro completa trasformazione digitale.