
A causa della sua elevata volatilità, il Bitcoin non ha alcun valore d’uso e non può svolgere un ruolo di rifugio sicuro. Agli albori, per chi era appassionato di criptovalute – ed è comprensibile questa passione perché rappresentava una grande avventura intellettuale – giocava l’attrazione della novità. Oggi, solo il richiamo del guadagno – un guadagno che si spera grande e veloce – può motivare un acquisto su diverse piattaforme ma anche, e soprattutto, sulle app. Un esempio: Bitqt App.
Anche l’oro, che è un investimento sterile – un lingotto che giace in una cassaforte è assolutamente inutile – viene utilizzato in gioielleria o nell’industria. Le banche centrali, a seconda degli attuali sviluppi monetari, potrebbero sentire la necessità di acquistarne per accumulare riserve. E l’oro beneficia di un’immagine del metallo prezioso nell’inconscio collettivo che si dipana tra le pieghe della storia.
I tweet che scuotono
Il Bitcoin, che alcuni chiamano a volte “oro del millenio”, non possiede nessuna di queste caratteristiche. Il suo valore non dipende da alcuna informazione di natura economica, industriale o finanziaria, non risponde a nessuna reale esigenza e oggi dipende solo da una categoria di acquirenti: gli speculatori.
Gli eventi degli ultimi mesi sono significativi: il motivo principale dell’aumento è che i grandi acquirenti, come Elon Musk e la sua azienda, sono entrati nel mercato e lo hanno reso noto. A causa dell’aura del personaggio, gli investitori comprano per imitarlo. Nessuno sa se ha approfittato del movimento al rialzo per rivendere, ma sicuramente ha contribuito a spingere nuovamente i prezzi dichiarando su Twitter che Bitcoin ed Ether, la seconda criptovaluta più marcata per capitalizzazione, erano “Tops”. La conseguente ondata di vendite massicce ha fatto precipitare i prezzi.
Nel mondo della finanza, che ha un ricchissimo bestiario, si parlava di squali; oggi abbiamo le balene, ossia tutti quei grandi titolari di conti che fanno il mercato. E lì, le “balene” hanno innescato il movimento al ribasso, raccogliendo solide plusvalenze nel processo. Peccato per i piccoli investitori che volevano fare come i grandi.
Questo episodio ha scatenato accese discussioni tra gli utenti di Internet sul fatto che Elon Musk possa continuare a twittare sulle criptovalute. Ma il peso dei tweet non è l’unico aspetto di cui tenere conto in questo sistema sicuramente decentralizzato ma molto antidemocratico. In un sistema che dipende solo dall’interazione tra domanda e offerta, è chiaro che questo equilibrio di potere porta a un profondo squilibrio, che non vediamo in nessun altro mercato.
In borsa, ad esempio, i grandi gestori di capitale hanno un potere di orientamento del mercato che ovviamente non ha il piccolo risparmiatore. Ma difficilmente possono alzare o abbassare un titolo in proporzioni significative se non ci sono nelle notizie elementi che giustificano questo orientamento. Il loro potere è essenzialmente un potere di amplificare le tendenze che hanno origine da informazioni a cui tutti hanno accesso.
Nel mondo del Bitcoin, chi ha mezzi significativi può farlo salire o scendere come vuole senza che ci sia alcuna giustificazione apparente. E un tweet di una personalità nota può essere sufficiente per innescare un movimento.