Secondo l’American Heart Association (AHA), se volete aumentare le vostre chance di vivere a lungo, allora è bene che iniziate a consumare peperoncino. Secondo un nuovo studio infatti, il consumo di peperoncino potrebbe allungare la nostra vita.
Alcuni studi preliminari dell’AHA infatti, suggeriscono che chi consuma abitualmente peperoncino, potrebbero essere più longevi, grazie alle proprietà antinfiammatorie, antiossidanti, antitumorali e regolatrici del glucosio nel sangue di questo fantastico frutto piccante. Secondo l’AHA dunque, queste sue proprietà, ridurrebbero le probabilità di una persona di morire di cancro o malattie cardiovascolari.
Lo studio sul peperoncino che suggerisce le sue proprietà benefiche
Per giungere a questa conclusione gli scienziati hanno analizzato 4.728 studi che mettono in relazione queste patologie con il peperoncino. In questi studi sono state incluse più di 570.000 cartelle cliniche, che includevano persone provenienti da Stati Uniti, Italia, Cina e Iran.
Dall’analisi dei dati è emerso che i partecipanti allo studio che consumavano regolarmente peperoncino mostravano una riduzione relativa, in percentuali attorno al 25%, di mortalità collegata a malattie cardiovascolare, cancro o per tutte le cause.
ll dottor Bo Xu, autore principale dello studio ha affermato: “siamo rimasti sorpresi di scoprire che in questi studi pubblicati in precedenza, il consumo regolare di peperoncino era associato a una riduzione complessiva del rischio di tutte le cause, CVD (malattie cardiovascolari) e mortalità per cancro. Sottolinea che i fattori dietetici possono svolgere un ruolo importante nella salute generale”.
Purtroppo però nessuno studio è riuscito a dimostrare una vera correlazione causa effetto. Potrebbe anche darsi che il peperoncino non sia l’unico fattore che allunga la vita, ma che dia solo un contributo. Saranno dunque necessari ulteriori studi che possano confermare nel dettaglio la correlazione tra peperoncino e minor rischio di morte per tumore o malattie cardiovascolari.
Secondo il dottor Xu, le prove andrebbero cercate soprattutto in studi randomizzati controllati, che possano confermare questi risultati preliminari.
Foto di Jill Wellington da Pixabay