L’evoluzione delle comunicazioni e i progressi tecnologici hanno portato la società moderna verso una socializzazione computerizzata, fatta di like, cuoricini o retweet. Sembra che oggi la vita di un numero sempre maggiore di utenti di tutte le età sia centrata sui social network invece che su una sana conversazione in tempo reale. Questo fenomeno non riguarda soltanto l’aspetto ludico della nostra esistenza, ma anche (e soprattutto) quello emotivo e relazionale nonché quello relativo alla psicologia.
Comprendere la psicologia dei social network è fondamentale per conoscere noi stessi
Negli anni, questi strumenti che possono essere così utili per una corretta e proficua interazione con gli altri si sono rivelati un’arma a doppio taglio, portando alla luce pregi e difetti degli esseri umani. Forse è proprio questa dualità che ci aiuta a definire le peculiarità e i tratti del carattere dei nostri simili, dando uno spaccato della nostra socialità.
Su queste considerazioni si basa il saggio Psicologia dei social network, edito da Tangram Edizioni Scientifiche. L’autrice, Federica Vitale, passa in rassegna i vari aspetti dei nostri comportamenti sui social; uno sguardo profondo che abbraccia quel che siamo e quello che non siamo o che vorremmo essere, i nostri punti salienti e le nostre lacune, mantenendo sempre un punto di vista neutrale anche se vissuto dal di dentro. I social vengono affrontati come “divani da psicologo” che, nel fluire di video, informazioni e immagini, analizzano caratteri più o meno differenti che però finiscono per muoversi in annosi stereotipi e per crearne di nuovi.
Social network e coronavirus: dinamiche e modalità di una strana comunicazione
Anche la pandemia ha contribuito al mutamento delle relazioni sociali. Mentre a marzo si cercava calore e vicinanza nelle note cariche di speranza e di entusiasmo, cantate da balconi e finestre di tutta Italia, ricreando in forma aerea una sorta di piazza in cui ristabilire la normalità, il lockdown ha obbligato tutti a trovare una nuova forma di condivisione; o meglio, a potenziare l’uso di quelle già esistenti senza la possibilità di abbatterne le barriere.
I primi ad incoraggiare questa nuova interazione sono stati cantanti, attori e personaggi dello spettacolo in genere che, con la loro arte, hanno rallegrato le giornate di molti di noi; esperti e giornalisti hanno provveduto, nel bene e nel male, a riversare sui social fiumi di informazioni. Anche la cultura e l’istruzione hanno avuto largo spazio, con eventi e corsi di ogni tipo. Perfino le dirette delle numerosissime conferenze stampa del Presidente Conte hanno catturato l’attenzione e contribuito a unire o dividere la popolazione.
Ma questa medaglia, come tutte, ha anche il suo rovescio. Proprio sui social trova spazio la parte peggiore della società, gente che non si fa scrupoli prima di sparare odio e derisione su chi la pensa diversamente. Si tratta forse dell’aspetto più esecrabile di questi strumenti ma, d’altra parte, dell’essenza di ogni relazione umana: quella che ci costringe a confrontarci con le nostre antitesi e ci fa allontanare sempre più dagli altri.
Psicologia dei social network dipinge esattamente questo scenario; è un ritratto particolareggiato e realistico del panorama sociale attuale, in cui prima o poi tutti noi possiamo rispecchiarci e, probabilmente, comprendere il perché dei comportamenti degli altri.
Ph. credits: Federica Vitale