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Il livello di diffusione del coronavirus è tale da renderlo una pandemia? Teoricamente si. L’epidemia è tale quando rimane circoscritta in una zona delimitata e in un arco di tempo anche dilatato. La pandemia invece è caratterizzata da un contagio veloce con un’estensione enorme. Considerando che la maggior parte dei paesi ha almeno un caso ufficiale, e chissà quanti silenti, perché non l’Organizzazione Mondiale della Sanità continua a rimandare il cambio di denominazione?

Sicuramente uno degli aspetti è la mortalità di Covid-19. Non è così alta da giustificare il passaggio di classificazione a pandemia. Se già epidemia da un senso di gravità, pandemia lo da ancora di più. L’OMS sembra voglia evitare, a ben ragione, di esacerbare ulteriormente la situazione di panico che si sta creando dovunque.

 

Coronavirus: la paura della pandemia

Si potrebbe scherzare sul fatto che in Italia sono stati presi d’assalto diversi supermercati, il che è vero, ma la situazione non era in assoluto drammatica come quanto dipinto. La verità è che casi simili stanno succedendo dovunque. Basta prendere come esempio l’Australia. Apparentemente la popolazione ha paura di rimanere senza carta igienica a causa dell’allerta coronavirus tanto che questo prodotto di base sta andando a ruba dovunque con gente che sta facendo la scorta.

Il mondo ha paura di una parola, non di quello che ci sta dietro. Se da un lato gli esperti sottolineano che si è già passata la linea di demarcazione tra epidemia e pandemia, dall’altro ci si rifiuta di ammetterlo. Già adesso i mercati sono molto suscettibili, potrebbero diventarlo ancora di più.

L’uso della parola pandemia potrebbe seriamente sconvolgere gli equilibri economici e sociali del nostro pianeta, più che il virus stesso. Probabilmente il coronavirus ha già raggiunto tutti i paesi del mondo. Se fosse stato un altro virus probabilmente ci staremmo preoccupando di altro, di seri danni e di un numero di morti ben più alto.