Il pericoloso virus si chiama Chikungunya: ‘ciò che si piega’. Questa malattia viene infatti spesso scambiata per artrite reumatoide in quanto presenta gli stessi sintomi a carico delle articolazioni, come ad esempio la postura curva.

Questo virus viene trasmesso dalle zanzare del gruppo Aedes. In particolare nel bacino del mediterraneo dalla Aedes albopictus, ovvero la zanzara tigre. Mentre nei paesi tropicali, il vettore è la Aedes aegypti.

L’importanza di una diagnosi tempestiva del virus

Come ci spiega Vincenzo Bruzzese della Società Italiana di GastroReumatologia (SIGR): “Le manifestazioni della malattia vengono spesso confuse e trattate come artrite reumatoide, è invece necessario indagare più approfonditamente per una diagnosi differenziale corretta”.  “chiedere al paziente se sia da poco rientrato da un viaggio o risieda in Paesi in cui la zanzara sia presente e indagare l’insorgenza di febbre, è un buon inizio, per migliorare il processo di diagnosi precoce e intervenire repentinamente”.

L’allarme riguardo questo virus arriva dal 5° Congresso della Società Italiana di GastroReumatologia. Secondo la SIGR infatti Chikungunya sta diventanto sempre più diffusa, pur rimanendo ancora troppo sconosciuta in occidente. La sua repentina diffusione è probabilmente dovuta ai cambiamenti climatici in atto e agli ormai molto frequenti viaggi in Asia e nei Paesi tropicali.

Negli ultimi anni si sono infatti registrate molte epidemie che nel 40% dei casi sono sfociate in malattie croniche. In Italia e in Europa è infatti aumentata negli ultimi dieci anni, la segnalazione di casi di arbovirosi, tra le quali anche la febbre da virus Chikungunya.

Il primo episodio registrato in Italia è stato nel 2017 in provincia di Ravenna. Da allora si sono registrate altre due epidemie in Calabria e nel Lazio, nel 2017, che hanno portato al contagio di circa 500 persone.

 

La fase acuta del ciclo virale può portare a malattie croniche

Il prof. Emanuele Nicastri, dello Spallanzani di Roma, ha presentato una relazione al congresso della SIGR in cui spiega il decorso bifasico del virus Chikungunya. Secondo Nicastri: “Dall’incubazione (…) che va dai 2 ai 14 giorni, il contagio da virus Chikungunya si manifesta con febbre alta spesso oltre i 39°, esantemi cutanei che si evidenziano dopo circa 3 giorni dall’inizio della febbre e possono diventare pruriginosi e sintomi tipici delle poliartriti”. Altri sintomi della malattia sono forti emicranie, congiuntivite, dolori muscolari ed ingrossamento dei linfonodi. Al contagio del virus sono dovuti anche sintomi a carico del sistema gastrointestinale e neurologico (spossatezza).

Nicastri continua dicendo che “La seconda fase è quella cronica che, dopo un iniziale miglioramento che segue la fase acuta, può durare anche mesi ed è particolarmente invalidante. È caratterizzata da dolore diffuso alle articolazioni, rigidità articolare mattutina, dolore, gonfiore delle parti colpite e spossatezza persistenti”.

Ed è proprio questa seconda fase che, nel 40% dei casi registrati in italia, porta alla stabilizzazione dei sintomi, sfociando in poliartrite. La cronicizzazione della malattia inizia dapprima con piccoli rigonfiamenti delle articolazioni distali, sino a portare il paziente all’immobilità dovuta ai dolori articolari e alla debolezza muscolare.

Non sono ancora disponibili vaccini o farmaci antivirali contro la Chikungunya. In caso di cronicizzazione della malattia, vengono curati solo i sintomi con terapie analoghe a quelle dell’artrite reumatoide.