Apple ha introdotto iPhone X da poco meno di una settimana – il 12 settembre scorso – ed ha confermato mesi di voci e fughe di notizie: il device non utilizza l’impronta digitale classica (che ha debuttato su Motorola Atrix e con Apple è diventato uno standard imprescindibile), ma fa appello a Face ID, un nuovo sistema – sempre creato da Cupertino – che si avvale del volto dell’utente come identificazione.

Il modulo frontale dell'iPhone X con tutto l'hardware necessario per dare vita a Face ID: fotocamera normale e infrarossa, proiettore a matrice spot, sensore di prossimità e luce ambiente
 

Apple sostiene di essere in vantaggio su altre piattaforme in termini di sicurezza e identificazione biometrica, anche se non sembra esserlo da molto tempo: un articolo di alcuni giorni fa riferisce dell’accordo a fine agosto tra Qualcomm (il produttore dei chip di fascia alta presente su gran parte degli smartphone Android) e la ditta cinese Himax per portare il proprio modulo SLiM sulla parte anteriore del telefono e utilizzarlo per l’identificazione biometrica.

La tecnologia di Qualcomm era già stata proposta come un “terzo occhio” per le fotocamere posteriori, poiché la sua funzione primaria – fornire informazioni approfondite – è l’ideale per applicazioni di realtà aumentata. Ora, porterà alla biometria.