
Ce lo siamo chiesti più e più volte. E, ancora oggi, in diverse scuole, lo si insegna. Da tempo immemore, infatti, gli studenti delle scuole elementari sono costretti ad imparare a suonare il flauto. E’ spesso considerata una parte odiosa della loro istruzione, a volte inutile persino. Ma il suo insegnamento ha radici e motivazioni profonde.
Il flauto è uno strumento di plastica, di solito beige. Era originariamente fatto in legno ed era rivolto all’insegnamento e uso esclusivo delle persone della classe superiore della società.
Questo strumento produce un suono che sembra ipnotizzatore, se usato correttamente. E’ tuttavia anche responsabile di molti brutti ricordi ed esperienze per quelle persone che lo hanno sempre considerato inutile e che, dopo aver terminato la scuola primaria, hanno deciso di dimenticarne l’uso.
Negli Stati Uniti, responsabile per l’istruzione di questo strumento musicale è stato Carl Orff, appassionato compositore tedesco. Si ispirava ai geni delle composizioni con il flauto Antonio Vivaldi e Bach. Nel 1960, iniziò la produzione di flauti di plastica e a basso costo. Il suono è così diventato “impacciato”, ma caratteristico di come lo conosciamo oggi. Tuttavia, Orff ha visto in questo strumento il modo perfetto per portare la musica alla portata dei bambini.
E’ semplice: il flauto si basa sul ritmo, anziché sulla memorizzazione. Se una persona è in grado di cantare, è anche probabile che abbia anche la capacità di suonare bene il flauto. Ecco perchè, a scuola, è lo strumento principalmente usato. Amato e/o odiato.