La ricerca scientifica apre nuovi orizzonti nella lotta contro il morbo di Parkinson e la sclerosi multipla grazie all’innovativo impiego di nanoparticelle d’oro. Gli studiosi dell’UT Southwestern Medical Center, nel loro studio pubblicato sul Journal of Nanobiotechnology, hanno dimostrato che questi nanocristalli possono invertire i deficit metabolici legati all’attività cerebrale, portando a miglioramenti significativi nelle condizioni di pazienti affetti da tali malattie neurodegenerative.
La base della scoperta risiede nell‘importanza dell’energia cellulare, fornita attraverso una molecola chiamata adenosina trifosfato (ATP). Con l’invecchiamento, si osserva una diminuzione della proporzione di nicotinammide adenina dinucleotide (NAD+), compromettendo la funzione cerebrale. In condizioni come Parkinson e sclerosi multipla, questo declino è accelerato e più grave.
Le nanoparticelle d’oro, secondo lo studio, agiscono come catalizzatori che migliorano il rapporto tra ATP e NAD+, influenzando positivamente il bilancio energetico delle cellule cerebrali. Ventiquattro pazienti, diagnosticati con morbo di Parkinson o sclerosi multipla, hanno ingerito questi nanocristalli per via orale, sperimentando miglioramenti nelle loro esperienze motorie. È da notare che nessun paziente ha manifestato effetti collaterali gravi, indicando un’ottima tollerabilità del trattamento.
La malattia di Parkinson, causata da danni cerebrali associati a una carenza di dopamina, provoca sintomi motori come tremori, rigidità muscolare e lentezza dei movimenti. D’altra parte, nella sclerosi multipla, il sistema immunitario attacca erroneamente il tessuto sano del sistema nervoso centrale, causando infiammazioni e danni, specialmente alla mielina che circonda gli assoni. Nei casi gravi, la sclerosi multipla può portare alla perdita di neuroni e danni neurologici permanenti.
Questo studio offre una nuova prospettiva nella comprensione dei danni cerebrali associati a queste malattie e apre la strada allo sviluppo di nuove strategie di trattamento. Le nanoparticelle d’oro rappresentano un promettente campo di ricerca nella lotta contro le malattie neurodegenerative, aprendo la porta a nuovi approcci terapeutici e migliorando la qualità di vita dei pazienti.